Genitori e adolescenti: un’alleanza possibile?

Adolescenza

Domani partirai
non ti posso accompagnare
sarai sola nel viaggio
io non posso venire
il tempo sarà lungo
e la tua strada incerta
il calore del mio amore
sarà la tua coperta….
ho temuto questo giorno
è arrivato così in fretta
e adesso devi andare
la vita non aspetta
guardo le mie mani
ora che siamo sole
non ho altro da offrirti
solo le mie parole…

(In viaggio – Fiorella Mannoia)

L’adolescenza occupa una dimensione spazio-temporale di transizione, caratterizzata da continui movimenti interiori, da trasformazioni psico-fisiche e da crisi che la identificano come uno dei momenti più complessi e creativi di tutta l’esistenza.

L’adolescenza si configura, perciò, come un periodo evolutivo dalla grandissima variabilità, sebbene risulti connotato da alcuni elementi costanti ricorrenti, che la caratterizzano in modo preciso e determinato.

L’adolescenza (14-18/20 anni), in primo luogo, si può definire come l’età in cui maggiormente viene affrontato il tema della differenziazione e della definizione della propria identità.

I molteplici e complessi compiti di sviluppo dell’ adolescente, infatti, rappresentano nodi cruciali da affrontare al fine di diventare un adulto consapevole, capace di scelte e decisioni importanti. Essi coinvolgono varie dimensioni del Sé:

  • Area corporea: (costruzione immagine corporea stabile e affermazione identità di genere),
  • Area Relazionale (processo di separazione/individuazione e ricontrattazione relazioni familiari), passaggi cicli scolastici, relazione più matura con i coetanei (gruppo)
  • Area Cognitiva (sviluppo del pensiero ipotetico-astratto).

Attraverso il complesso periodo adolescenziale ogni individuo deve riuscire a:

  • riconoscere e comprendere i propri sentimenti come diversi dagli altri all’interno di sé (individuazione);
  • capire i propri confini esterni, nel senso di autonomia, aree di interesse, e conoscenze (individuazione);
  • ridefinire i precedenti legami familiari mettendo alla prova equilibri interni raggiunti sul piano degli affetti nel corso della prima e seconda infanzia (separazione).

La ricerca dell’identità e il mantenimento di uno spazio interno sono gli aspetti peculiari della personalità adolescenziale, costretta a confrontarsi quotidianamente con il conflitto, tutto interiore, tra il desiderio di crescita e di autonomia (distacco dai genitori, de-idealizzazione) da un lato ed il senso di abbandono, la paura di allontanarsi dalla famiglia e di perdere sicurezza e affetti, dall’altro.

Perciò, il mondo dell’adolescente appare ambivalente e conflittuale, spesso permeato di sofferenza che, fisiologicamente, accompagna ogni cambiamento, e che si esprime attraverso il senso di smarrimento, di paura, di angoscia, segno di un profondo malessere interiore.

I meccanismi difensivi per fronteggiare l’angoscia percepita possono essere diversi:

  • lo Spostamento dell’investimento affettivo dai genitori al gruppo di pari,
  • l’ Inversione degli affetti, in cui l’ amore diventa odio, la dipendenza ribellione, e il rispetto disprezzo e derisione, 
  • l’Investimento affettivo su di sè che implica idee di grandezza e fantasie di onnipotenza e che, in taluni casi, si evidenzia come investimento sul corpo, con preoccupazioni ipocondriache, dismorfofobie e disordini alimentari.

Se il vissuto di angoscia è molto forte, una delle modalità per affrontarlo è la regressione a stadi precedenti di sviluppo: in tal caso, non si realizza il distacco dalle figure genitoriali e si può osservare un aumento della confusione associato al rischio di perdita di identità. 

Inoltre, la forte necessità di arginare i vissuti interiori e le pulsioni, porta gli adolescenti a mettere in essere alcuni comportamenti tipici come:

  • L’Ascetismo attivato dal timore di perdere il controllo sugli impulsi. L’adolescente rifiuta di sperimentare i vissuti tipici del periodo e si ritira nel suo mondo interiore.
  • L’Intellettualizzazione come strategia per controllare le emozioni a livello del pensiero. L’adolescente si rifugia in attività intellettuali per esercitare un controllo su contenuti affettivo-istintuali e ridurre così ansia e tensione. Ad esempio, le speculazioni filosofiche, politiche o religiose tipiche dell’età adolescenziale hanno il fine di regolare e contenere le intense sensazioni corporee e i profondi conflitti interni. Di per sé non è una modalità difensiva patologica, ma può diventarlo se conduce a una separazione netta ed invalicabile tra idee e affetti.
  • L’ Assenza di compromessi, nel senso di difesa a spada tratta delle proprie idee e rifiuto del confronto con idee diverse, modalità del pensiero basata sul meccanismo del «tutto o niente».
  • L’Acting out ovvero la tendenza all’agito che si traduce in comportamenti quali ad esempio, aggressioni, fuga da casa, marinare la scuola, rubare o altre condotte asociali. L’atto dell’agire, inteso come modalità comunicativa, invia segnali importanti da cogliere: non è mediato dal pensiero ed è al servizio della spinta pulsionale e dei vissuti inconsci, privo di possibilità di elaborazione emotiva.

Bisogna considerare, inoltre, che l’adolescente ha scolpito dentro di sé la storia familiare: non viene dal nulla (vedi l’importanza che riveste il tipo di relazione genitore/figlio instaurata in epoche precedenti) e non è estraneo alle dinamiche familiari.

E’ esperto della propria famiglia, anche se raramente è riconosciuto come tale dagli adulti (genitori, insegnanti, terapeuti…) e, in casi estremi, rappresenta il «braccio armato» dei conflitti familiari, attualizzando e concretizzando la violenza inespressa dalla coppia genitoriale.

Cosa chiede l’adolescente ai genitori? In primo luogo richiede riconoscimento di sé, di ciò che è e di quello che esprime, che si traduce, da parte dei genitori, in amore incondizionato, rispetto dei suoi sentimenti, rispetto sincero delle sue idee anche se non condivisibili, sostegno in caso di errore, incoraggiamento a tentare di nuovo dopo un fallimento, fiducia nelle sue capacità decisionali.

In genere, gli adulti, distratti dalle loro dinamiche, coinvolti anch’essi in una trasformazione quotidiana poco comprensibile, cercano di difendersi dalle incertezze e dalle angosce e difficilmente si offrono all’adolescente come porto o argine. Incapaci di “contenere” le emozioni che il figlio agisce, intimoriti dal “nuovo” che l’adolescente veicola, tendono a chiudersi, attraverso il rifiuto più o meno totale dell’universo emotivo del figlio, spingendo verso soluzioni apparentemente più “facili” che evocano ritorni all’indietro o precipitose fughe in avanti (di tipo espulsivo).

La sfida dell’adolescente, invece, deve essere raccolta: non c’è nulla di peggio per un adolescente che rivoltarsi contro nessuno. In che modo i genitori possono relazionarsi in modo dialettico ma costruttivo con il figlio adolescente?

Ognuno ha una propria strategia, ma appare fondamentale riuscire a riconoscere e valorizzare l’ambivalenza del figlio (= oscillazione tra spirito di indipendenza e spirito di regressione) attraverso strategie costruttive, come ad esempio il gioco e l’ umorismo, piuttosto che combatterla e contrastarla aprioristicamente.

Le reazioni da parte dei genitori possono essere diverse e più o meno funzionali: da un lato, ci può essere un comprensibile senso di disorientamento e dolore per la perdita della loro funzione fondamentale: essere unici riferimenti per il figlio.

A ciò, spesso, è associato un vero e proprio vissuto di attacco che provoca nella coppia genitoriale un’intollerabile dolorosa ferita narcisistica.

Dall’altro, nonostante le difficoltà emotive, si può evidenziare da parte dei genitori un desiderio di partecipazione autentica ai movimenti del figlio, valorizzando le sue scoperte quotidiane extra-familiari, consentendogli l’esperienza di allontanamento/avvicinamento, di entrata/uscita dal rapporto. 

I genitori, quindi possono accogliere la sfida con fermezza ed elasticità, oppure possono trasformare la fermezza in rigidità’ diventando severi, punitivi e offesi o, viceversa, tramutare l’elasticità in lassismo permettendo al figlio di fare ciò che vuole senza regole e limiti (genitori che regrediscono ad una fase adolescenziale ed instaurano con il figlio una relazione amicale).

I genitori con reazione adeguata e facilitante si rendono disponibili alla ricerca di soluzioni più idonee alle esperienze dell’adolescente riconoscendo i bisogni e le istanze che egli esprime. Evitano di intrappolarlo in ricatti e sensi di colpa, rinviandogli un’immagine positiva, non distruttiva. Sono in grado di modificare, seppure con faticoso dolore, la modalità di giocare il proprio ruolo genitoriale in riferimento ai cambiamenti del figlio (sintonizzazione affettiva). Ed infine, riescono a offrirsi, entro la relazione di coppia, uno spazio per elaborare le emozioni sottostanti e per trovare nuovi equilibri.

* di Fatima Uccellini – Psicologa dell’età evolutiva, Psicodiagnosta, Mediatore Familiare e Didatta S.I.Me.F.

 Sintesi Intervento – Scuola Ippolito Nievo – 17 maggio 2014