Creatività e paura

La paura, cioè la reazione emotiva nei confronti di un evento esterno percepito come pericoloso, è connaturata nell’uomo e può essere suscitata ogni qualvolta sia minato o minacciato il senso di sicurezza. Nel bambino molto piccole le reazioni emotive di paura sono conseguenza di eventi che ancora devono essere decodificati, come la perdita di equilibrio, un rumore troppo forte, un volto sconosciuto, un’espressione critica. Di solito la reazione di pianto si accompagna ad un’accelerazione del battito cardiaco e delle principali funzioni fisiologiche di difesa. Con la crescita e con l’acquisizione di sicurezze fornite dalla presenza della figura materna di riferimento che protegge e soddisfa, dal riconoscimento di situazioni ormai note e perciò confortanti, il bambino acquisisce gli strumenti per esprimere la sua naturale curiosità e il desiderio di conoscenza che lo spingono a tentare le prime avventure di scoperta verso l’ignoto, vincendo il naturale e istintivo timore. È questo il caso del neonato che comincia ad esplorare con lo sguardo oltre il volto materno o del bebè che prova ad allontanarsi dalla mamma gattonando per cercare nuove strade.

Nel suo percorso di scoperta e di sperimentazione, il bambino vive spesso timori e paure, che potrà affrontare e superare, trovando soluzioni nuove a nuove situazioni. In questo senso, una certa dose di paura può creare una situazione fisiologica favorevole alla creatività, all’inventiva, può creare una tensione, un’eccitazione, spesso portatrici di idee, ispirazioni e pensieri nuovi. Le reazioni fisiche ed emotive innescate dalla paura, infatti, hanno l’effetto di acutizzare i processi mentali. Il sistema nervoso si attiva all’istante e in fretta, la mente analizza tutti i dati a disposizione: il contesto in cui ci si trova, le intenzioni altrui, i pro e i contro, le soluzioni possibili e quelle impossibili. Una simile situazione mentale e fisica è funzionale ad una certa creatività, cioè alla capacità di vedere le cose da punti di vista non convenzionali, di cogliere spunti e trovare soluzioni non usuali, non sperimentate, attivando l’interesse ed elevando il livello di attenzione.

Questa sorta di dicotomia che è così evidente nel neonato – paura dei cambiamenti che si esprime nel desiderio di routine e di attaccamento alle figure di riferimento, di sicurezza affettiva e pratica, unita alla curiosità per il nuovo e alla spinta verso l’esplorazione del mondo, vincendo timori e resistenze – si ritrova anche successivamente. Dal bilanciamento di queste due tendenze si originerà una personalità più o meno “creativa”. L’eccesso di paura nei confronti del mondo esterno, infatti, si esprime a volte con scelte di vita conformiste, non rischiose, rispondenti alle aspettative familiari e sociali. La capacità, invece, di affrontare situazioni intimorenti – con le condizioni fisiologiche di acutezza e ricettività dei processi mentali che le accompagnano – esprimendo autonomia di pensiero, desiderio di non omologazione, ricerca di spunti nuovi e non convenzionali, sviluppando un pensiero critico e autonomo, molto personale, offre maggiori probabilità di avere una vita più piena e più ricca.

Come evitare allora che l’eccessiva paura di non riuscire, di non essere accettati, di non avere successo, di non essere amati possa inibire profondamente le capacità di scelta, condizionando personalità e scelte di vita? Le conseguenze a lungo termine di ansie di questo tipo sono la riduzione della fiducia in sé stessi, del senso di sicurezza, della voglia di agire e di sperimentare, inibendo pensiero ed azione, emozioni e creatività. Gli esempi concreti che indicano come venga minata la personalità dell’ansioso sono moltissimi, e vanno dalla paura dell’insuccesso scolastico, all’impossibilità di affrontare una competizione sportiva, di intraprendere e condurre un’attività professionale.

Una base sicura è data dalla sicurezza affettiva in età infantile, così come sicuramente controproducenti sono le troppe critiche e le punizioni, che spesso bloccano qualsiasi spontaneità e iniziativa, oppure le aspettative e le pressioni eccessive. E’ importante creare un clima di fiducia e serenità, favorevole alla ricerca e alla libertà, rispettare le idee originali o paradossali, accettando punti di vista diversi, evitare di sottolineare puntualmente ogni smacco, ogni sconfitta, ma spingere ad utilizzare gli errori in modo costruttivo.

Per approfondire
Anna Oliverio Ferraris, Psicologia della paura, Torino 1980
Anna Oliverio Ferraris, La creatività e il doppio volto della paura, Festival della Mente 2007
www.festivaldellamente.it

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