Gli sguardi che si incontrano, il bisogno di essere nutrito, accudito, i versetti che ottengono risposta, e poi il contatto fisico, le carezze, le coccole, i giochi, tutto questo insieme di rituali che il bambino sperimenta insieme alla madre o alla figura che lo accudisce è importante perché il bambino capisca di essere amato, per imparare ad amare, per acquisire il valore e la cognizione di sé. Le sensazioni di benessere che emergono da esperienze positive e ripetute con la figura genitoriale creano quello che John Bowlby chiamò “attaccamento su base sicura” ed è ciò che consente al bambino di crescere sereno e di affrontare il mondo in maniera autonoma e fiduciosa.
Bowlby intuì, grazie agli studi etologici di K. Lorentz, che l’attaccamento tra figura che accudisce e piccolo gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo psicologico del figlio. Secondo lo studioso i legami emotivamente sicuri hanno un valore fondamentale per la sopravvivenza.
Lo sviluppo di un bambino, infatti, può essere visto come il prodotto che gli effetti delle esperienze esercitano sul suo codice genetico. Non ha quindi senso una netta distinzione tra natura (geni) e cultura (esperienze), in quanto non è possibile scindere il contributo che le relazioni e le interazioni umane esercitano sull’individuo fin dalla nascita.
Lo stile di attaccamento che un bambino svilupperà dalla nascita in poi dipende in grande misura dal modo in cui i genitori, o altre figure parentali, interagiscono con lui. In base a tale interazione sono stati classificati quattro stili di attaccamento:
attaccamento sicuro si sviluppa quando i bambini hanno la possibilità di stabilire delle relazioni di sintonia affettiva con le persone che si occupano di loro. Quando vengono capiti e ascoltati nei loro bisogni fisici ed emozionali, i bambini sentono la vicinanza del genitore, si fidano completamente di lui, sanno che possono trovare conforto e sicurezza. Questo consente loro di raggiungere uno stato di benessere, un’autonomia sufficiente a seconda dell’età e una buona capacità di relazionarsi con gli altri. Questo senso di sicurezza, dato dal ripetersi di esperienze che permettono di interiorizzare positivamente la relazione col genitore, favorirà anche le relazioni che vivranno da adulti.
Quando non si verifica questo stato di sintonia affettiva si può instaurare un attaccamento insicuro, che può essere di tre tipi diversi:
stile insicuro evitante si verifica quando non ci sono risposte ai bisogni del bambino, quando la comunicazione è distante ed emotivamente fredda, in un ambiente arido dal punto di vista emozionale. Questo si verifica quando i genitori spesso a loro volta sono cresciuti in ambiente simile, senza aver compreso il senso di quelle difficili esperienze infantili.
stile insicuro ambivalente/preoccupato si verifica quando i bambini percepiscono le comunicazioni con il genitore in maniera incoerente. Il genitore è anche disponibile, ma in maniera incostante perché insicuro o ansioso. Questo comporta nel bambino una forma di incertezza e di ansia.
In entrambe queste forme di attaccamento i bambini comunque sviluppano col genitore un approccio organizzato, danno un senso alle loro esperienze e fanno del loro meglio per adattarsi.
stile disorganizzato si verifica quando il bisogno di attaccamento non viene soddisfatto e il comportamento del genitore incute disorientamento e terrore. Ci si trova davanti a un paradosso biologico: il bambino cerca per natura un legame e la persona a cui si rivolge gli trasmette paura e insicurezza. In situazioni di questo tipo il bambino rimane in uno stato che gli studiosi dell’attaccamento (Mary Main ed Eric Hesse) definiscono “paura senza soluzione”. Questa situazione si verifica nei casi di abuso o quando i genitori spaventano i figli, in definitiva quando il bisogno di attaccamento e sicurezza del bambino non solo non trova risposta, ma riceve un segnale di frattura e di terrore.
Alcuni pensano che lo stile di attaccamento sia immutabile e che i primi anni di vita segnino il destino di un individuo. In realtà gli studi mostrano che le relazioni con i genitori possono cambiare nel tempo e che ai cambiamenti corrispondono modifiche nell’attaccamento dei figli.
Non è, infatti, l’avere subito traumi o perdite a indurre lo sviluppo di un attaccamento disorganizzato, ma è la mancanza di elaborazione a costituire un fattore di rischio. Questo significa che non è mai troppo tardi per dare un senso al proprio passato ed affrontarne le esperienze, soprattutto per gli effetti positivi che si possono avere sui propri figli.
Spesso nei casi reali c’è un miscuglio delle diverse tipologie di attaccamento, che possono modificarsi nel corso del tempo, anche da adulti. Se riusciamo a comprendere il senso della storia della nostra vita, possiamo costruire esperienze positive che ci consentono di andare oltre i limiti posti dal nostro passato e di creare un diverso modo di vivere per noi e per i nostri figli. Ognuno di noi presenta uno stato mentale o un atteggiamento generale rispetto all’attaccamento che influenza le nostre relazioni e che spesso traspare dalle modalità con cui raccontiamo la storia della nostra vita.
Aiutando i nostri bambini a costruire un attaccamento sicuro poniamo le basi per un loro futuro sano sviluppo.
bibliografia
J. Bowlby, Una base sicura. Applicazioni cliniche alla teoria dell’attaccamento. Raffaello Cortina Editore
D.J. Siegel – M. Hartzell, Errori da non ripetere. Come la conoscenza della propria storia aiuta a essere genitori. Raffaello Cortina Editore