È sempre giusto cambiare scuola?

Per alcuni bambini l’anno scolastico inizierà in una scuola diversa dalla precedente, con nuovi insegnanti e nuovi compagni.
Oltre a coloro i quali hanno cambiato zona di residenza o hanno dovuto modificare l’organizzazione familiare, esiste un discreto numero di bambini per i quali questa situazione è dovuta esclusivamente ai genitori, costantemente alla ricerca di una sistemazione migliore, più efficiente, più stimolante per i loro figli.

Normalmente chi fa questa scelta è spinto da due motivazioni principali, opposte tra loro, che comportano però le stesse conseguenze: che in quella classe si richieda troppo impegno agli scolari in termini di concentrazione, mole di compiti assegnati e competenze richieste, o, al contrario, che ci sia troppo poco rigore, disciplina, metodo. Si teme che i bambini non siano ben “inquadrati” da queste prime esperienze scolastiche.

Se da un lato queste alte aspettative familiari nei confronti della scuola sono comprensibili, perché ci si augura sempre che il bambino vada bene, che sia motivato, che si appassioni allo studio e viva in un contesto di insegnanti e compagni positivo e stimolante, dall’altro lato la delusione può essere pesante se anche solo uno di questi aspetti non è ritenuto all’altezza delle aspettative.
In questo caso si è subito tentati di intervenire: cominciano febbrili consultazioni tra genitori, confronti con famiglie che frequentano altre scuole, si esaminano bambini e programmi, maestre e strutture, si torna con la mente alle nostre prime esperienze scolastiche, quasi sempre ricordate come positive. Da questo approfondito “esame” si arriva – a volte – alla convinzione che un’altra scuola, altri insegnanti e compagni saranno molto più adatti per i nostri figli.
E spesso non importa che altre famiglie siano soddisfatte della scuola che non piace, né che il bambino vi si trovi benissimo, contento dei compagni e affezionato agli insegnanti, né che i docenti siano soddisfatti del suo rendimento e invitino le famiglie ad attendere con pazienza certi risultati.
In sostanza la famiglia ritiene di essere l’unica in grado di sapere esattamente cosa sia giusto per lui, di giudicare che tipo di scuola sia la migliore e che modalità formative debba avere.

Perché non si ha il dubbio che ciò che per i genitori è la Scuola Ideale possa non esserlo per il figlio?
Come mai è così difficile fare un passo indietro rispetto alle proprie convinzioni, riconoscere le specifiche competenze delle insegnanti e avere fiducia nel loro ruolo, senza pretendere risultati immediati, tangibili e subito positivi?
A volte il primo approccio scolastico può essere problematico, i nuovi metodi possono sembrare confusi, pesanti, poco organici e sistematici, soprattutto se confrontati con quelli della scuola frequentata da noi genitori circa 30 anni fa. Quasi sempre – per fortuna – al secondo o terzo anno i risultati si vedono e sono spesso altamente positivi.

Perché non si dà il tempo a scuola e allievi di fare il loro percorso comune, stando al fianco dei bambini, ma senza velleità di sostituirsi ai loro insegnanti?
Spesso, infatti, genitori insoddisfatti intervengono nel merito dell’attività didattica, consentendo ad esempio al figlio di non completare tutti i compiti o, al contrario, facendo svolgere esercizi extra a loro parere necessari.
Tutti i dubbi e tutte le riserve dei genitori si ripercuotono in maniera negativa sui figli, che, avvertendo la loro delusione, possono perdere fiducia nell’istituzione scolastica e arrivare a considerarla scarsamente importante o poco utile. Il bambino, invece, ha bisogno di sentire che la famiglia valuta positivamente e dà importanza alla sua scuola, apprezza e stima i suoi insegnanti, perché questi possano diventare un punto di riferimento importante e un’occasione di sviluppo e crescita positivi e insostituibili.

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