Affido e Adozione: gli strumenti per la scuola

AUTRICE: Anna Guerrieri, Referente scuola del Coordinamento CARE

Nelle scuole Italiana la presenza degli alunni e delle alunne con storie di adozione e affido è molto diffusa. Le loro storie sono tutte differenti e spesso contengono differenti fattori di criticità. 

La Scuola ha un ruolo importantissimo nella vita di questi ragazzi e ragazze poiché la possibilità di dare senso a vicissitudini che li hanno portati da una famiglia ad un’altra, percependosi sovente in balia di forze non controllabili (non sempre benevole) passa attraverso ad una buona accoglienza sociale e la Scuola, per chi è giovane, rappresenta proprio la società.

Il fenomeno dell'adozione

L’adozione è l’istituto giuridico che permette ad un bambino o una bambina, privi in modo permanente di un ambiente familiare idoneo, di trovare una nuova famiglia in una coppia che si è resa disponibile. Le adozioni sono disciplinate da norme internazionali, nazionali e regionali e il loro principio fondante è quello di mettere al centro i bisogni dei bambini e dei ragazzi e il loro diritto ad una famiglia in cui crescere. (Compendio illustrato per il diritto allo studio dei bambini adottati).

L’adozione in Italia è sia nazionale che internazionale e l’adozione nazionale stessa sta evolvendo in forme che non precludono i contatti con le famiglie di origine.

Per quel che riguarda l’adozione internazionale, i dati della Commissione Adozioni Internazionali, ci dicono che l’età media, all’ingresso in Italia, è di 6,8 anni nel 2020 e 6,7 anni nel 2021. 

Sebbene il Ministero di Giustizia non pubblichi dati analitici sui bambini e le bambine adottati nazionalmente, le associazioni familiari che lavorano a sostegno delle famiglie che adottano segnalano una crescita di collocamenti in famiglia di bambini più grandi, talvolta nati e vissuti per un periodo all’estero e spesso con bisogni speciali.

Nel 2021 su un totale di 680 bambini e ragazzi adottati internazionalmente, 425, pari al 62,5% del totale, hanno manifestato uno o più special needs. Nel 2021, tra gli special needs una quota particolarmente alta ha riguardato chi viene adottato in età maggiore di sette anni (48,5%) mentre il 33,9 % dei bambini e ragazzi con special needs presentava vissuti traumatici, problemi comportamentali, problematiche fisiche e mentali. Analoghi bisogni vengono segnalati per l’adozione nazionale.

Il fenomeno dell'affido

L’affidamento familiare si realizza con l’accoglienza offerta al bambino o al ragazzo da parte di un’altra famiglia o da una persona singola in grado di fornire l’assistenza affettiva e materiale necessaria. L’affidamento familiare non deve superare i 2 anni salvo proroghe nell’interesse del minorenne, presuppone la temporanea difficoltà della famiglia di origine a prendersi cura del figlio, ed è espressamente volto a favorire il rientro dello stesso nell’ambito della propria famiglia di origine. Spesso tuttavia l’affido si prolunga. (Compendio illustrato delle linee guida delle alunne e degli alunni fuori della famiglia di origine).

Secondo l’ultima ricerca, che risale al 2017, erano 14.219 i/le bambini/e e i/le ragazzi/e in affidamento familiare, esclusi i minori stranieri non accompagnati che, per la loro specifica condizione, si trovano nel territorio italiano senza genitori o adulti legalmente responsabili. Alla stessa data erano 12.892 i minori di età accolti in servizi residenziali.

Il dato comprende gli affidamenti a parenti intra-familiari (48%) e quelli a terzi etero-familiari (52%).

I minorenni con disabilità rappresentavano l’8.3% degli affidati. Su 100 persone di età minore affidate, il 4.2% era tra 0 e 2 anni, il 9.6% fra 3 e 5 anni, il 26.4% tra 6 e 10 anni, il 29.9% tra 11 e 14 anni, il 28.5% tra 15 e 17 anni. Il 18.9% dei minorenni affidati era straniero.

Per quel che riguarda la durata dei progetti di affido, il 18.2% dei ragazzi e delle ragazze nel 2017 era affidato da meno di un anno, il 20.4% da uno a due anni, il 57.8% oltre due anni e, tra questi, il 20% da due a quattro anni e il 37.8% oltre i quattro anni.

In sostanza sebbene sia stato pensato come intervento nel breve temine, l’affido si è spesso trasformato in un intervento “a lungo termine” o addirittura “sine die”.

Conoscere le criticità

Le vite dei bambini e dei ragazzi con background adottivo e di affido sono certamente vite complesse. Spesso sono presenti fattori critici prenatali, peri-natali e post-natali. Sovente nei primi anni fondamentali della propria vita non hanno trovato il giusto accudimento. Si sono alternate troppe figure adulte, troppo spesso adulti non “adeguati”. Si tratta di bambine e bambini che possono aver subito abusi e maltrattamenti.

La letteratura scientifica sull’argomento evidenzia come i cataclismi della vita trascorsa possono impattare sugli apprendimenti. E d’altra parte l‘incomprensione dei fenomeni dell’adozione e dell’affido possono rendere le scuole stesse non sufficientemente pronte nell’accoglienza. Le aspettative degli adulti (genitori affidatari o insegnanti) possono essere troppo distanti dalla realtà dei ragazzi e delle ragazze e possono possono ostacolarne il benessere scolastico.

Capire le risorse

Tuttavia le persone non sono la somma dei “danni” subiti. Trattare bambini e ragazzi in questa maniera è irrispettoso e discriminatorio. Hanno diritto a essere ascoltati nei propri desideri, rispettati nei propri tempi, nelle proprie competenze e abilità.

Le risorse sono in loro, negli adulti che si fermano ad ascoltarli, negli insegnanti e nei genitori che credono in loro e che si mettono loro accanto senza sovrapporsi.

Credere nei propri alunni

I bambini e i ragazzi hanno bisogno di adulti che li tengano in mente. Sono gli adulti che possono dare un significato a quanto accade nella vita (anche di drammatico). E’ questo che può aiutare a sostenere il senso di impotenza e vulnerabilità, la preoccupazione costante, di chi ha avuto percorsi di vita frequentemente interrotti e frammentati.

Per un/a insegnante è importante conoscere i propri alunni e le loro storie soprattutto se molto complesse. I fenomeni dell’affido e dell’adozione hanno bisogno di essere conosciuti e compresi. Le Linee di indirizzo per il diritto allo studio degli alunni adottati e le Linee guida per il diritto allo studio delle alunne e degli alunni fuori della famiglia di origine sono strumenti utili per avviarsi su questa comprensione.

Strumenti che aiutano: le linee guida

Le LINEE DI INDIRIZZO PER IL DIRITTO ALLO STUDIO DEGLI ALUNNI ADOTTATI e le LINEE GUIDA PER IL DIRITTO ALLO STUDIO DELLE ALUNNE E DEGLI ALUNNI FUORI DELLA FAMIGLIA DI ORIGINE, nascono in momenti diversi e in forme diverse ma la spinta dal basso da cui sono nate è simile e la matrice di costruzione altrettanto. Il Coordinamento CARE ha contribuito ad entrambe ed è stato motore per entrambe.

Entrambi i documenti permettono una prima comprensione dei fenomeni di cui si occupano. Entrambi i documenti mettono al centro la FLESSIBILITA’ per risolvere le questioni di tipo amministrativo, primo ingresso, deroga all’obbligo, gestione dei dati, passaggio di scuole. Entrambi i documenti offrono prospettive per la vita in classe (storia personale, momenti critici, aspetti linguistici, orientamento, temi di cui essere informati, processi di rete).

Sentire il supporto

Secondo la teoria dei sistemi ecologici di Bronfenbrenner  lo sviluppo delle ragazze e dei ragazzi è influenzato dalle caratteristiche individuali, da quelle ambientali e da quelle “di sistema”. I fattori ambientali e “di sistema” hanno a che fare con il “supporto sociale” che i ragazzi possono percepire e con il suo impatto sul benessere scolastico dei bambini e dei ragazzi.

E’ scientificamente noto che quando i ragazzi e le ragazze percepiscono un supporto dai propri insegnanti, a migliorare sono sia i risultati scolastici sia il comportamento sociale ed emotivo. Il supporto degli insegnanti, in effetti, risulta essere più efficace di quello dei genitori e dei pari. 

E’ questa potenzialità di supporto che ha bisogno di essere sostenuta da strategie di sistema che permettano agli insegnanti e alle insegnanti prima di tutto di conoscere che cosa significhino adozione ed affido, di comprenderne i punti sensibili (la storia personale, le rappresentazioni familiari, cosa significhi crescere avendo simili storie, cosa significhi avere rapporti con le proprie famiglie di origine, cosa si intenda quando si parla di “crisi”) e saperne vedere le risorse.

In questo senso le Linee Guida dedicate all’adozione e all’affido sono solo un primo (cruciale) passo di qualcosa di più fasto e ampio. Serve ancora una formazione diffusa, sostenibile e costante e serve soprattutto la presenza di una rete solida che permetta a insegnanti e famiglie di sapere davvero su “chi” contare quando serve.